10 Gen Ho un ernia lombare?
La presenza di un ernia lombare avviene spesso in concomitanza di uno sovraccarico della colonna lombare, ma non necessariamente da dei sintomi sulla colonna stessa, per questo è importante capire come si genera e che sintomi possono far sospettare la presenza di un ernia lombare sintomatica.
Cos’è un ernia lombare?
Per definire che cos’è un ernia lombare bisogna prima capire bene cosa sono e come sono fatti i dischi intervertebrali lombari.
Il disco intervertebrale è una sorta di cuscinetto interposto tra 2 corpi vertebrali o vertebre. Non è particolarmente vascolarizzato ma è innervato quindi può causare dolore.
Solitamente un disco dolente e irritato dà un dolore a fascia, che prende tutta la lombare sia a destra che a sinistra, anche se magari prevale da un lato.
Diversamente può accadere che il gel contenuto in questo disco fuoriesca, sfondando gli anelli fibrosi che sono proprio delle guaine di contenimento del materiale interno al disco. In questo caso siamo in presenza di un’erniazione discale.
Che sintomi causa l’ernia lombare?
Di per sé avere un ernia lombare espulsa non sarebbe un grosso problema, poiché se quest’ernia ipoteticamente non andasse a comprimere nessun tessuto, non ci sarebbero grandi dolori o sintomi.
Il problema nasce invece, quando questa fuoriuscita di materiale va a comprimere strutture sensibili come il midollo o i nervi. In questo caso potranno esserci dolore, perdita di sensibilità e perdita di forza nei distretti innervati, in questo caso le gambe.
Ovviamente, essendo il disco molto vicino sia al midollo che ai nervi periferici, è molto facile che in caso di ernia espulsa o di protrusione (quando le pareti del disco non vengono bucate ma si crea uno sfiancamento e un’estroflessione dello stesso), avvenga una compressione patologica di queste strutture. In caso di compressione di un nervo periferico in genere i sintomi principali si riscontrano più distalmente, per esempio, se un’ernia schiaccia la radice di L5 (la quinta vertebra lombare), il paziente avrà dolore sul dorso del piede, oppure potrebbe sentire anche formicolio o perdita di sensibilità, oppure ancora perdita di forza.
Questo accade perché la parte più esterna del nervo è quella che innerva più lontano. Diventa molto importante conoscere l’esame neurologico che verifica la conduttività dei nervi, cioè la capacità dei nervi stessi di trasmettere un impulso elettrico.
I 3 elementi base da analizzare nell’esame neurologico sono appunto la sensibilità, la forza e i riflessi. Da questo esame deduciamo il grado di implicazione della radice nervosa nella patologia.
Soggettivamente il paziente potrebbe avere il sospetto di un ernia espulsa nel momento in cui ha diminuito la sensibilità sul piede, oppure quando gli manca la forza nel portare all’insù il piede (flessori dorsali innervati dalla radice di L5) oppure quando sente cedere la gamba.
Questi sintomi degli arti inferiori possono, ma non necessariamente, essere associati a dolori della schiena. Il contrario invece non può accadere: ovvero un ernia espulsa non può dare sintomi solo alla schiena in assenza di sintomi agli arti inferiori.
Quali sono le terapie efficaci?
Le terapie efficaci per le ernie sono molteplici. Bisogna valutare di caso in caso i sintomi, per indirizzare il paziente verso un trattamento piuttosto che un altro.
Le principali terapie sono: quella farmacologica che solitamente prevede un periodo di somministrazione di cortisonici associati a farmaci antidolorifici; la terapia fisioterapica che associa esercizi attivi a mobilizzazioni passive delle vertebre e dei dischi lombari; l’ozono terapia che tende a diminuire l’effetto compressivo di un ernia sulla radice nervosa; la chirurgia che tende ad asportare direttamente l’erniazione, rimuovendola con il bisturi.
Le linee guida internazionali suggeriscono l’intervento chirurgico solo in caso di grave invalidità e incapacità di svolgere le più elementari funzioni quotidiane, per il dolore o per mancanza di forza, oppure in caso di 6 mesi di fisioterapica senza riscontri positivi sui sintomi. In tutti gli altri casi è indicato l’approccio farmacologico abbinato a quello fisioterapico.